Un capitano by Francesco Totti & Paolo Condò

Un capitano by Francesco Totti & Paolo Condò

autore:Francesco Totti & Paolo Condò
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Biografie sportive, Biografie & Autobiografie
ISBN: 9788858694749
editore: Rizzoli
pubblicato: 2018-09-26T22:00:00+00:00


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La grande paura

Crac. La scalata al titolo mondiale comincia così, con un perone che si spezza, domenica 19 febbraio 2006, pochi minuti dopo l’inizio di Roma-Empoli. Sul momento non provo dolore, caduto a terra dopo il tackle di Vanigli afferro il piede con le due mani per verificare cosa gli sia successo, e per un attimo pare tutto okay. Ma è solo un attimo. Appena stacco le mani pende verso sinistra in modo innaturale, a peso morto, e mi sento morire anch’io. Il Mondiale. Ho perso il Mondiale, maledizione. Aspettavo da quattro anni la rivincita della Corea, e invece non l’avrò mai. Avevo già deciso, e pure annunciato, che dopo questo Mondiale avrei lasciato la Nazionale. Era la mia ultima chance. Non è giusto, dannazione, non è giusto, non è giusto…

E dire che solo una settimana prima, d’accordo con il dottor Brozzi – il medico sociale della Roma – avevo lanciato l’allarme sull’eccessiva quantità di falli da dietro che stavo subendo. Intendiamoci: i calcioni fanno parte del mestiere di numero 10, chi mi accusò di essere un piagnone non aveva capito niente perché fino a un certo punto io ho sempre tollerato. Anche se sei il migliore, o forse proprio per questo, non puoi pretendere che gli avversari se ne stiano lì ad applaudire, ammirati dalla tua passerella.

Il gioco scorretto è una questione di misura, in quel periodo abbondantemente superata; Brozzi aveva valutato che mostrare i miei lividi, e quanto le caviglie fossero rosse e gonfie anche a distanza di giorni dall’ultima partita, potesse convincere gli arbitri a tutelarmi un po’ meglio. Erano settimane che, a causa del dolore, faticavo ad allenarmi: dal lunedì al venerdì facevo soprattutto fisioterapia, il sabato mi univo alla squadra per la rifinitura, che in quanto tale di solito è leggera, e la domenica andavo in campo sperando di non trovare in marcatura un killer. Vi ho già detto del benvenuto che mi diede Vierchowod alla prima da titolare con Mazzone. Altri due veramente cattivi erano Couto e Montero, autentici incubi prima del derby e di Juve-Roma, mentre quelli del Milan – da Maldini a Costacurta – ti facevano capire subito chi avevi di fronte, ma senza farti troppo male. Erano dei campioni del ruolo, come anche Nesta e Cannavaro. Uno che dava di sé un’immagine peggiore di come fosse in realtà era invece Materazzi, perché i falli più vistosi non gli nascevano dalla cattiveria, ma dal ritardo col quale a volte interveniva. Naturalmente anche alla Roma c’era chi esagerava: ho già raccontato del modo in cui Samuel si incaricava della mia protezione, ma ricordo anche Cufré quando si caricava a pallettoni prima di affrontare la Juve, perché aveva un conto aperto con Del Piero e ogni volta finiva a botte. No, non ci sono squadre di soli santi.

Roma-Empoli, dunque. È il primo anno di Spalletti, dopo un avvio un po’ stentato abbiamo preso velocità, siamo reduci da nove vittorie consecutive e nessuno pensa seriamente che loro possano fermarci, anche perché la settimana successiva c’è il derby e vogliamo arrivarci lanciati.



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